La crisi del gas Russo
LE RADICI DELLA CRISI
Negli anni successivi la questione del gas è sempre stata risolta a favore della Russia, che ha sempre ottenuto il denaro reclamato, anche perché appoggiava il governo ucraino in carica. Con l'elezione di Viktor Yushchenko il baricentro politico si è spostato sempre di più verso l'Unione Europea, alienandosi dall'influenza russa. Da un punto di vista formale le cose però non sono cambiate: l'Ucraina dipende dalla Russia per quanto riguarda l'energia. La maggior parte del gas ucraino proviene dalla Gazprom russa, che ha sempre venduto all'Ucraina il gas ad un prezzo di favore, vale a dire 50 dollari ogni mille metri cubi. Nel frattempo l'Ucraina aveva ottenuto dall'Unione Europea lo status si economi di mercato, di conseguenza la Gazprom ha cominciato a tariffare il gas con prezzi di mercato, partendo da 160 dollari e arrivando a 230 dollari ogni mille metri cubi di gas, dopo il rifiuto ucraino. Questo aumento è stato giudicato una tattica più politica che economica, poiché si tratterebbe di legare l'Ucraina in modo definitivo alla Russia.
L''Europa segue molto attentamente l'evolversi della crisi: infatti buona parte del gas importato dalla Russia passa attraverso l'Ucraina.
Dopo l'aumento del gas da parte della Russia, l'Ucraina si appella gli accordi di Budapest (1994) , per i quali l'Ucraina cedeva alla Russia tutto il suo arsenale nucleare al fine di non subire pressioni politiche ed economiche da parte di Mosca. Il governo russo, a sua volta, ribatte specificando che gli accordi di Budapest riguardavano le minacce alla sovranità e integrità territoriale, ma non gli accordi commerciali.
LO SVILUPPO DELLA CRISI
Il 30 dicembre 2005 Putin propone all'Ucraina un compromesso: si ai prezzi di mercato, ma a partire dal 1 aprile 2006. Yushchenko si dichiara possibilista, ma insiste perché i prezzi vengano prefissati. Mosca interpreta questa risposta come un modo per guadagnar tempo e da il via libera alla Gazprom di tagliare il gasagli ucraini. Il 1 gennaio 2006 la Gazprom annuncia la chiusura dei rubinetti per Kiev, assicurando che non ci saranno problemi per il resto dell'Europa.
Yushchenko ribadisce che il prezzo di 230 dollari ogni mille metri cubi è inammissibile e dopo qualche ora la Gazprom chiude i rubinetti.
CONSEGUENZE DEL TAGLIO
La crisi nel giro di poco tempo si allarga a tutta l'Europa, in modo particolare alla Moldavia dove il gas smette di arrivare. Yushchenko nel frattempo fa aumentare la pressione europea su Mosca in modo tale che si riaprano le trattative e di conseguenza anche i rubinetti. Il 1 gennaio 2006 l'Italia, insieme ad altri paesi europei, chiede formalmente all'Ucraina di non impedire il flusso del gas.
Il 2 gennaio la Gazprom annuncia che l'Ucraina ha prelevato in modo abusivo 100 milioni di m³ di gas destinato all'Europa.
LA CRISI RIENTRA
Il 4 gennaio 2006 le compagnie Naftogaz (Ucraina) e Gazprom (Russia) annunciano di aver raggiunto un'intesa. L'Ucraina acquisterà gas dalla Russia al prezzo di 230 dollari ogni mille metri cubi,ma potrà acquistarne anche da altri paesi, come Kazakhstan e Turkmenistan, a prezzi più bassi.