Il ritorno dei cosacchi

Le origini dei cosacchi risalgono almeno al '400.
I cosacchi non erano un'etnia, ma un gruppo composto da bande di mercenari stanziatisi lungo il fiume Don. Da secoli la parola cosacco significa "guerriero libero". Molti di loro fecero parte delle avanguardie delle legioni russe che colonizzarono la Siberia e che respinsero gli invasori turchi conquistando il Caucaso e l'Asia centrale. Come sostengono la maggior parte di loro, "i cosacchi hanno fatto la Russia"; e ora molti di essi desiderano farne un'altra, forte e giusta, in cui la legge prevalga sulla quasi anarchia che oggi affligge tutti i paesi della comunità di stati indipendenti.
Perseguitati durante l'era sovietica, oggi si battono per tornare arbitri del proprio destino. Decine di migliaia dei discendenti cosacchi (solo di rado organizzati in comunità) vivono in Ucraina e nell'Asia centrale ex-sovietica.
Nelle steppe russe ancora si discute su chi fossero davvero i primi cosacchi: sembra che non fossero nemmeno russi. Forse erano Sciti o altri nomadi guerrieri. Gli Sciti, popolo bellicoso, emigrarono dall'Asia centrale nel VII secolo a.C. Gli storici ritengono invece che i Cosacchi abbiano fatto la loro comparsa nel XV secolo. Con ogni probabilità erano Tartari:con questo nome i russi chiamavano i Mongoli e le altre tribù che abitavano la steppa. La stessa parola kazaco (cosacco) è di origine tartara.
Nei secoli passati i cosacchi possedevano loro territori e potevano amministrare i loro affari con una certa libertà. Una casa cosacca era sempre pulita: magari aveva il pavimento di argilla, ma era sempre cosparsa di erbe profumate.
I cosacchi di oggi desiderano far rivivere il loro spirito e tornare alle loro comunità governate dagli anziani, con i ragazzi che stanno a casa e imparano a coltivare la terra. "Dai figli ci si aspetta che si arruolino nella Forze Armate come facevano una volta tutti i giovani Cosacchi". Essere sempre pronti al combattimento:questa è ed è sempre stata l'essenza della loro dignità.


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