Chernobyl

Il disastro nucleare di Chernobyl si verificò il 26 aprile del 1986 alle ore 1:23 del mattino poco distante dalla cittadina di Pripyat in Ucraina. Si trattò dell'incidente nucleare più grave mai verificatosi nella storia. Una bomba radioattiva raggiunse tutte le zone dell'Unione Sovietica occidentale, l'est e ovest europeo, la Scandinavia, le isole britanniche e l'America nord-orientale. Gran parte dell'Ucraina, della Bielorussia e della Russia furono contaminate in modo irrevocabile, e si dovette procedere all'evacuazione di circa 336.000 persone. Secondo dati ufficiali il 60% delle scorie radioattive invase solo la Bielorussia.
Il disastro nucleare mise in dubbio le norme di sicurezza della potente industria nucleare sovietica e costrinse il governo sovietico a condurre determinati controlli in modo più curato. Gli odierni stati indipendenti di Russia, Ucraina e Bielorussia devono ancora oggi sostenere costi elevatissimi per la decontaminazione dei terreni e la cura di malattie provocati dal disastro nucleare di Chernobyl.
E' difficile affermare con sicurezza quale fu il numero di morti causato dall'incidente nucleare, anche a causa del silenzio, adottato dal regime sovietico, riguardo l'argomento. Le liste, consegnate alle autorità internazionali, risultarono, a distanza di anni, incomplete: il numero di persone decedute a causa del disastro nucleare fu decisamente più elevato.
Una relazione del Chernobyl forum del 2005, rilasciata dall'agenzia internazionale dell'energia atomica e dall'Organizzazione Mondiale della Salute (WHO), attribuì al disastro di Chernobyl 56 morti che vennero a contatto diretto con l'incidente, di cui 47 lavoratori e 9 bambini che morirono di cancro alla tiroide. Si constatò inoltre che circa 9000 persone, su un totale di 6 milioni e mezzo di persone esposte al rischio, probabilmente morirono di lì a poco per una qualche forma di cancro. Venti anni dopo il disastro, secondo quanto riportato dal Chernobyl Forum, non sono stati registrati nella popolazione casi di decesso per leucemia, a differenza di quanto si era ipotizzato.
Gli effetti immediati
La fusione nucleare produsse una nuvola radioattiva che si espanse per tutta l'Europa. Non fu il governo sovietico a dare l'allarme di una possibile espansione della nube tossica, ma alcuni operai di una centrale nucleare svedese (circa a 1100 km di distanza da Chernobyl), che il giorno 27 aprile del 1986, vale a dire il giorno dopo l'accaduto, si accorsero di avere delle particelle radioattive sui loro vestiti.                                                       Una ricerca immediata da parte della centrale nucleare svedese, che si preoccupò di trovare la sorgente radioattiva di tali particelle, determinò che per una spiegazione di quanto era avvenuto bisognava rivolgersi alla centrale nucleare di Chernobyl.
Le particelle volatili procurate dall'esplosione nucleare si espansero per tutta la Russia, oltre l'Ucraina e la Bielorussia. Una vasta area della federazione russa a sud di Briansk, al confine nord-occidentale con l'Ucraina, fu altrettanto contaminata. Nell' Europa occidentale furono prese misure precauzionali, che prevedevano l'importazione legale di determinati alimenti ad esclusione di altri. Si verificarono poi contenziosi ridicoli come nel caso della Francia, dove alcuni ufficiali sostenevano che la nube tossica si fosse fermata ai confini della Germania e dell'Italia, senza nemmeno sfiorare il territorio francese.
Circa 200 persone furono subito ricoverate, 31 delle quali morirono da lì a poco (28 persone erano state a stretto contatto con la radiazione nucleare). La maggior parte delle persone ricoverate erano operai che avevano cercato di limitare i danni dell'incidente non consapevoli del pericolo che correvano nell'esporsi in maniera così diretta a quel tipo di radiazione. 135.000 persone, di cui 50.000 dalla cittadina di Pripyat (Ucraina), furono evacuate dalla zona.
Gli scienziati sovietici riportarono che il reattore numero 4 , quello che procurò l'esplosione, conteneva circa 180-190 tonnellate di biossido di uranio e prodotti di fissione. Fu poi stimato che il liquido fuoriuscito in seguito all'esplosione variava intorno al 5-30%; ma alcuni esperti che entrarono nel sarcofago, per controllare lo stato del reattore, affermarono che il liquido rimasto non poteva quantificarsi in più del        5-10% del totale. Effettivamente alcune foto del sarcofago mostravano che il reattore era completamente vuoto.
Coloro che furono impegnati nei lavori di primo soccorso, furono quelli a ricevere la più alta dose di radiazioni. Secondo stime sovietiche, gli uomini impegnati nella rimozione delle scorie radioattive, in un raggio di circa 30 km dal reattore esploso, furono tra i 300.000 e i 600.000, ma la maggior parte di questi varcò la zona a rischio due anni dopo l'incidente.
Effetti a lungo termine
Oggi la preoccupazione più grande rimane per la contaminazione del terreno ad opera dello stronzio-90 e il cesio-137, che hanno un'emivita di circa 30 anni. Il livello più alto di cesio-137 è stato registrato sulla superficie del terreno, dove è stato assorbito da piante, insetti e funghi. L'isotopo iodina-131,  che ha un'emivita di circa 8 giorni, venne assorbito dal latte prodotto in loco e bevuto in modo particolare dai bambini. Numerosi studi hanno riportato che l'incidenza di cancro alla tiroide in Bielorussia, Ucraina e Russia è notevolmente aumentata in seguito all'esplosione di Chernobyl, anche se si tratta di cifre piuttosto contenute. Alcuni scienziati ritengono che non si sia verificato un vero e proprio aumento dei casi di tumore, ma è semplicemente aumentato il controllo su queste malattie. Generalmente non si è dunque riscontrato un aumento drastico dei casi di leucemia.
La questione, riguardo gli effetti a lungo termine provocati dal disastro di Chernobyl, è ancora molto dibattuta. Più di 300.000 persone furono evacuate e poi trasferite in altre località a causa dell'incidente, ma molti milioni di persone sono rimaste e  continuano a vivere nell'area contaminata. Si riscontra nella popolazione che la maggior parte di coloro che vivevano nelle vicinanze del disastro, ricevettero delle dosi relativamente basse di radiazioni; si è registrata una percentuale bassa di mortalità infantile, cancro o deformazioni alla nascita e anche quando queste si sono verificate, è difficile trovare un collegamento diretto con la contaminazione radioattiva.
Bisogna tenere presente un altro fattore molto importante: gli studi scientifici potrebbero essere stati limitati da una mancanza di trasparenza democratica dovuta agli ostacoli posti dalla polizia sovietica durante e dopo la catastrofe. In Bielorussia, Yuri Bandazhevsky, uno scienziato che richiedeva i dati ufficiali delle conseguenze rilevate dopo il disastro di Chernobyl, fu vittima di una politica di repressione. Fu imprigionato dal 2001 al 2005 con l'accusa di corruzione, dopo la sua pubblicazione del 1999 che criticava il modo superficiale con il quale erano state condotte le ricerche sul caso Chernobyl.    
Indirizzi internet da visitare http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2006/04_Aprile/26/chernobyl.shtml


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